Application note – Ignifugo e auto-estinguente hanno lo stesso significato?

Application note - Ignifugo e auto-estinguente hanno lo stesso significato?

Quando occorre decidere per una soluzione di camera semi-anecoica o anecoica, spesso non si tiene nella dovuta considerazione il rischio legato all’installazione delle piramidi anecoiche. Spesso viene infatti menzionata una soluzione di assorbitori in poliuretano o polistirene come auto-estinguente. Significa quindi che questo tipo di assorbitori è anche ignifugo? No.

DIN 4102 e DIN EN 13501 – Fire test for building material

Le norme si occupano di prove di ignizione di materiale per costruzione e sono quelle cui si fa riferimento per la definizione della classe.

La classe A1 corrisponde alla combustibilità del marmo (nulla!) e la classe A2 corrisponde ad un prodotto che, al 98%, si comporta come il marmo.

La classe B2 corrisponde a materiale normalmente combustibile e che quindi brucia. Si prega notare che la classe non definisce la produzione di fumo – tossico o meno – o il gocciolamento che, invece vengono definiti nella DIN EN 13501 da altri parametri (sx, dy).

Queste classificazioni vengono poi esaminate in fase di stesura del Documento della Valutazione dei Rischi definito dal D.Lgs 81/08. Le disposizioni, la disciplina e il controllo per la prevenzione incendi è poi di competenza degli organi centrali e periferici del Dipartimento dei Vigili del Fuoco.

Quando si fa riferimento a materiale non combustibile e senza produzione di fumo o di gocciolamento, occorre quindi considerare le sole classi A1 ed A2.

Quando quindi ci viene riferito che del materiale in poliuretano o polistirene e carbonio è anti-estinguente, significa che non è combustibile? Chiedete sempre quale sia la classificazione secondo la norma per capirlo e per capire quindi cosa implichi in quanto ad obblighi di impianti anti-incendio e di rischi in azienda.

Naval Research Laboratory – NRL Report 8093

La norma di riferimento per il materiale anecoico usato nelle camere è la NRL Report 8093 del 1977 che propone uno studio delle casistiche e definisce alcune prove per la scelta del materiale. Chiaramente, lo sviluppo tecnico del 2017 – quarant’anni dopo – ci permette di avere una maggiore sicurezza rispetto a quanto era disponibile allora.

Le prove si riassumono in cinque analisi:

  1. Resistenza a stress elettrico: per 60s si sottopone il materiale ad una differenza di potenziale di 240Vac e si verifica che si auto-estingua entro 60s dalla rimozione della tensione con un danno inferiore al 90%.
  2. Resistenza a fiamma e propagazione: per 60s si espone il materiale a fiamma e si verifica che questa si auto-estinga entro 60s dalla rimozione della fonte di fuoco.
  3. Resistenza a combustione lenta: per 60s si espone il materiale al calore di un radiatore a 600°C e si verifica che il danno al materiale sia inferiore al 90%.
  4. Emissione di gas tossici a seguito di fiamma: si espone per 15 minuti il materiale a fiamma (2400°C) e si verifica che vengano prodotti meno di 0.3 mg/g di HCN, meno di 0.4 mg/g di HCl e meno di 20 mg/g di CO.
  5. Emissione di gas tossici a seguito di combustione lenta: si espone per 15 minuti il materiale al calore di un radiatore a 350°C e che vengano prodotti meno di 0.6 mg/g di HCN, meno di 0.9 mg/g di HCl e meno di 5 mg/g di CO.

Quando si parla di materiale anecoico, quindi, occorre chiedere fino a quale livello di prova si è conformi e ricordare che l’auto-estinguenza è limitata al tempo della prova: in caso di incendio reale, il comportamento è da verificare con la classificazione DIN.